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sabato 29 aprile 2023

58esima tappa

 Bukhara-Bukhara 0 Km, temp 26°C. Cielo terso, vento assente. 


Oggi è di scena Bukhara,  oasi spirituale nel deserto. Ieri ero troppo stanco per apprezzare qualsiasi cosa che non fosse un letto, oggi sveglia alle 9 e giornata da turista.

Faccio subito bancomat, poi giro per strade e stradine, entro nei bazar e compro una scheda uzbeka. Qui è come stipulare un mutuo per le formalità,  passaporto,  schede di registrazione degli hotel,  firme ed altro ancora, il tutto circa ½ ora, ed ero il primo cliente.  Finalmente però funziona, dura un mese e ha 100Gb, per 8 euro non male.





Poi visito le principali madrasse, ormai quasi tutte trasformate in bazar e dedicate al dio denaro. Molto artigianato, cesellatori di rame e peltro, miniaturisti, ceramiche, stoffe, cappelli, scarpe, e ogni altra cosa.










Qui nel 1976 vi fu un terremoto disastroso e gran parte degli edifici subirono danni gravi,  oggi riparati, ma i rappezzi sono evidenti.

Inutile descrivere i singoli monumenti che sono datati tra il 1200 e 1400. In gran parte ricostruiti dopo la distruzione ad opera di Tamerlano. A mio parere la città va considerata nel suo insieme,  meno strutturata di Khiva, qui antico, vecchio e moderno si mescolano confusamente, ma forse emerge una maggiore autenticità e vitalità. 

Ad ogni modo le fotografie si sprecano. Le cupole rivestite di maiolica verde e pareti blu portano al cielo, e le preghiere coraniche adornano il tamburo. 




Spuntino veloce con un rotolo tipo piadina con dentro verdure, salse e pezzi di carne, immancabile chai.

Nel pomeriggio riesco a trovare un negozio di biciclette fornitissimo, compro 4 camere nuove, e un kit di riparazione a 48 toppe.

Ultima cosa visito la fortezza che è davvero imponente, dentro è ora un museo di costumi, monete, armi, natura e storia della via della seta.









Ora ristorante e poi fotografie suggestive serali. Domani parto per Samarcanda,  3 gg di viaggio,  ma in luoghi abitati.


Ciao alla prossima.

57esima tappa

 Non luogo Bukhara 130 km, temp. 24°C. , cielo terso, vento NNE leggero. 


Mi sveglio ai primi chiarori dell'alba, smonto la tenda e preparo i bagagli. Quando vado a prendere la bicicletta però due amare sorprese. All'unica pianta dove ho appoggiato le bici, un corvo ha abbondantemente cagato imbrattando quasi tutto. Niente acqua, però sacrifico mezza borraccia per togliere il più grosso. La seconda, che in parte mi aspettavo, la ruota posteriore è a terra.

Decido di cambiare il copertone, forse è proprio quello difettoso,  metto anche l'ultima camera d'aria nuova che rimane. 

Saluto il mio ospite e con una tazza di chai in corpo parto, ma sono già le 7,45.

La strada è sempre uguale, I chilometri passano lenti e il sole comincia ad arrostire, arrivo finalmente all'unico paese in mappa Gazil. Vi è l'insegna di un Hotel a 2km. Forse è quello indicato dal poliziotto,  54 km da allora.

Poco più avanti, sulla strada vi è un gommista che mi fa segno di andare la lui. Una simpatica persona, ci intendiamo a gesti e segni di approvazione, con lui anche il figlio. I nomi non riesco a ricordarli, però foto ricordo.




Da qui in poi la mitica autostrada finisce e inizia un tratto di soli 30 km, ma infernali. Buche profonde, ghiaia nella quale piantarsi, traffico in entrambe i sensi con polvere a dismisura. Per non farsi mancare nulla, il portapacchi cede e la ruota tocca il parafango.  Devo fare tutto a bordo strada, nessuna ombra, sono ormai le 11,  ma un camionista con suo figlio si fermano ad aiutarmi.

Togliamo il parafango e riusciamo a guadagnare 5 mm tanto da non far strusciare la ruota. Non durerà, ad ogni buca un colpetto, e dopo 100 o 1000 il portapacchi ha ceduto ancora e sono daccapo. 

Scarica ancora tutto e cerco di studiare una modifica di assetto, non è semplice, la testa mi cuoce dal calore e lavora male. Mi bagno con un po' d'acqua della borraccia e provvedo a modificare con delle fascette il portapacchi,  sembra riuscire. Riparto con poca convinzione e dopo qualche chilometro, sono ormai 30 di strada di merda, vedo una piccola costruzione, mi fermo almeno per stare all'ombra del muro. Esce un tizio che mi da il benvenuto e fa cenno di entrare, dentro 2 camionisti e un giovane kazaco in tenuta tipica. Vuoi mangiare mi dice, rispondo che non ho più Sum e posso solo in dollari, ok va bene comunque.  Non ho fame, l'ambiente in cemento è di uno squallore incredibile, solo due tavoli sopraelevati in cui si mangia con le gambe incrociate,  per me scomodissimo. Non potendo ordinare mi fa vedere la cucina separata da un compensato con un buco per far passare i piatti.

Questa è messa peggio, un tavolo centrale con pezzi di carne senza alcuna protezione. Chiedo di avere una soup e del pane, almeno è cotto.

Una bottiglia di acqua minerale gassata,  non ne vedevo dall'Italia. 

Mi viene servito il brodo in una scodella incrostata, un brodo grasso,  penso di pecora,  con due pezzetti di carne, grasselli che galleggiano, un pezzo di carota e uno di patata.

Prendo il pane e lo spezzo a fatica, non perché sia duro, ma le mani mi si bloccano continuamente per i crampi. Mancanza di sali, devo assolutamente integrare, con porta calma spezzo il pane e lo intingo nel brodo. Il gusto è piacevole, molto più dell'aspetto.  Così un pezzettino alla volta faccio fuori l'intera pagnotta.

Mi sento meglio, sono le due del pomeriggio e mancano ancora 70 km a Bukhara,  parto.



Dopo pochi km la strada torna ad essere perfetta su di una sola corsia, evidentemente i lavori non sono ancora ultimati, ma è già un paradiso rispetto a prima. Il vento si placa un po',  forse posso farcela.

A 50 km da Bukhara, ritorna la vita, con i primi stagni, le case, i campi con trattori al lavoro, etc, sembra incredibile come possa cambiare così repentinamente. 




Plov tipico piatto, riso, peperoni,  pomodori,  ceci, uvetta. Delizioso!


Così è, arrivo a Bukhara alle 7 di sera, stanchissimo,  il sedere non ne può più di stare in sella e negli ultimi 20 km mi fermo diverse volte.

Domani visiterò la città,  per ora solo doccia, cena e a dormire. Infatti posto solo ora, la mattina seguente. 


Ciao alla prossima. 




56esima tappa

 Uch-Uchak - luogo intermedio 130Km. Cielo limpido, Temp. 17°, vento teso Nord-Nord-Est.


Oggi sono riuscito a partire presto alle 7,15, Voglio sfruttare il fresco del mattino e il poco vento. Ma mi devo abituare a non fare i conti senza l'oste. Dopo solo 5 km foratura. Solita routine, riprendo a pedalare dopo 1 h giusta. Sto pensando di sostituire il copertone questa sera se si buca ancora. La tappa è lunga e il caldo sale subito sui 30° C. 

Il deserto è appunto tale, chilometri nel nulla, la strada dritta e la visibilità arriva a 10km.

Si può vedere un punto,  una casa, poi  per arrivarci ci metti ½ ora. 

Solo qualche arbusto. Vi è comunque una vita. Ho visto scappare una mini lepre al tramonto, alcuni scarabei. Poi, alla sera libellule a caccia di minuscole cicaline. Rari asini tristi, abbandonati nel nulla, con le zampe anteriori legate per non farli allontanare troppo, qualche rara pecora. Al pomeriggio mosche fastidiose che si posano sulla faccia e sotto gli occhiali. Forse bevono il sudore.

In questo deserto ci sono solo due tipi arbusti. Tamerici piccole che con la loro sparuta chioma non riescono a fare ombra, e una piantina dalle foglie simili al rosmarino, ma morbide con fiori bianchi. Questa ho visto raccoglierla da automobilisti. Forse avrà proprietà officinali o aromatiche. 







Il deserto sconvolge per la vastità e assenza di punti di riferimento.  Per chilometri tutto rimane uguale, poi qualche differenza,  la ghiaia al posto della sabbia, gli arbusti più fitti, o leggermente più alti, le dune pronunciate o il piatto infinito.  Ora, con grande mio piacere viaggio su di un'autostrada costruita dai cinesi. Ottimo lavoro,  grazia Cina! Le corsie sono in cemento perfettamente livellato e vi è pure una banda di 80cm oltre la riga bianca.  Questa strada mi da sicurezza, il traffico è molto limitato,  ma qualcuno passa e ti dà l'immancabile colpetto di clacson (per il ciclista è molto fastidioso sentirne migliaia in un giorno,  per giunta sono acutissimi e se non rispondi con un gesto ne segue subito un altro, casomai non l'avessi sentito,  una tortura)

Il mio pensiero va ai carovanieri che avevano forse una pista, spesso cancellata dal vento che per percorrere da Khiva a Samarcanda impiegavano un mese.

Mentre pedalo penso ai versi di Guccini "...capii che ero un niente, un punto in un continente…"

Il vento non molla un attimo,  e sempre contrario, testa bassa e pedalare. Nell'ora in cui il sole è più alto 12-14 se posso mi fermo anche alla eterea ombra di un tamerice. Verso sera il sole si abbassa e per di più è alle spalle, il vento è meno forte e posso aumentare la velocità. Devo mettere chilometri in bisaccia se domani sera voglio arrivare a Bukhara. 

All'unico incrocio che esite, 2 case e il solito bibitaro. Vi è anche un poliziotto che vuole fare conversazione,  è un ragazzo giovane e mastica qualche parola in inglese. È curioso,  mi chiede tutto sul viaggio, sulla bici, etc. Allora io chiedo a lui se proseguendo vi è una locanda o un qualsiasi posto per dormire.  Si, mi dice, 5 o 4 km più avanti c'è un hotel dove dormire e lavarsi. Non ci posso credere! E farei bene a non farlo. Prima di partire va dal bibitaro e esce con una lattina di Enegy che vuole assolutamente che prenda. Grazie,  saluto e riparto con un po' di speranza.  La strada è drittissima e si vede ben oltre i 4-5 km, nulla che faccia pensare ad un hotel, né un albero, ne una antenna telefonica, …ma sarà !

Penso per me mi ha coglionato, ma il suo sorriso era sincero e mi ha pure Indicato sul lato destro. I km passano 4, 5, 10, 20 , nulla di nulla. La prendo comunque bene, ho tenda, acqua,  pane e una scatola di tonno, ovunque posso fermarmi.

Un auto si ferma davanti a me per chiedermi se ho bisogno di acqua, alla mia risposta negativa, vuole che però prenda una rotella di pane, accetto.

Procedo ancora un po',  poi vedo due camion fermi vicino ad una baracca di legno, nessuna insegna, neanche bottiglie in bella mostra per segnalare che si vende acqua.  Entro per vedere, un uomo che poi mi dirà di avere 45 anni mi accoglie con un sorriso.  Gli chiedo se ha un posto per dormire,  si mi dice, ma prima devi mangiare.  Non ho fame, ma è giusto nutrirsi. Davanti alla porta una brocca di ferro con acqua al sole,  ci si può lavare le mani,  attenti a non scottarsi. All'interno solo un cesto con uova sode e dei wurstel o simili. Vada per le uova e per un chai. Poi chiedo di mostrarmi dove dovrei dormire. Dietro la casa un soppalco con una stuoia e una coperta,  ovviamente sotto le stelle. Grazie dico, e aggiungo io ho la tenda preferisco montare quella, ok dove vuoi. Poi aggiunge vuoi WIFI? Impensabile. Certo grazie, e attiva l'hotspot sul suo telefono. Chiamo casa, sono le 8 locali e a casa le 5. Anche lui vuole salutare mia moglie. Appena mi allontano per montare la tenda il collegamento cade, posto solo oggi a Bukhara. 





Ciao alla prossima. 


190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...