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lunedì 5 giugno 2023

 95esima tappa

Oskemen-Oskemen 0 Km, temp 20° C. Cielo sereno, vento leggero. 

Oggi giornata di assoluto riposo, giretto in città,  lavanderia,  barbiere, piccoli acquisti.

Ieri ho lasciato la steppa in camion, da una parte un senso di liberazione, ritornare a paesaggi più vicini alla nostra sensibilità,  dall'altra un po' di nostalgia per non averla vissuta di più e aver scoperto tutti i suoi segreti. 

Cos'è questa steppa, definirlo deserto freddo è riduttivo, anche se la parola deserto ha molte sfumature, io vedo una terra arida che non è terra, né ghiaia, né sassi, né roccia, ma tutto questo miscelato in proporzioni diverse. 

Colori pastello dal grigio, all'ambra, al rosso, al bianco accostati come un Missoni della natura. 

Una piatta distesa che sembra infinita tanto da darti vertigine, non un albero, ne un arbusto, solo fili d'erba isolati, tra i quali la poa, dalla breve esistenza, emerge con i suoi steli dorati, ormai senza semi ondeggiano ancora al vento e ti chiedi il perché. 
Un perché che non trova risposta se non come un tratteggio del paesaggio che sarebbe troppo monotono senza.
Quegli stessi steli di paglia sottile che abili mani sanno trasformare in cappelli ed indumenti, che la fiamma di un fuoco mangerebbe all'istante.  

Qua e là  isolati, ma non troppo, gruppi di euforbia dai gialli ciazi che sembrano fiori puntati sul liso lenzuolo verde spento del suolo alla vista radente. 

Instancabili formiche sempre in marcia che con le loro antenne si orientano in questo nulla come noi con il gps. 

Se si guarda con attenzione piatta non è. 

Minuscoli rilievi senza struttura disegnano una trama segreta. Ogni tanto il verde vira in toni più accesi, l'erba cresce più in fretta e a volte l'acqua riaffiora in pozzanghere o piccoli stagni dove fa esplodere la vita che sembrava assopita e la biodiversità. 

In altri microcontesti  il sale ricopre ogni cosa con uno strato di polvere bianca che sembra farina. 

Questo ho colto con lo sguardo, ma con l'anima ho corso come un cavallo al galoppo per questi infiniti spazi di libertà lasciandomi dietro tutte le amarezze e le sconfitte della vita.

Da Qualbatau ad Oskemen la strada diventa più piccola, ma con ottimo asfalto,  il paesaggio è mutato radicalmente dalla steppa, qui l'erba è verde smeraldo e fitta come un tappeto, pecore e cavalli pascolano in un paradiso, qualche torrente d'acqua limpida a ricordare che le montagne sono vicine. 

In lontananza anche cime innevate. Gli alberi ormai popolano la campagna è non hanno più paura a levarsi verso il cielo che è sempre più azzurro. Tra questi le prime betulle, gli abeti, gli aceri saccarini.

Oskemen anche nota con il nome di Usc-Kamenogorst è una tipica città russa, fondata nel periodo imperiale di Pietro il Grande, alla confluenza di due grandi fiumi Irtys e Ulba. La città ha grandi viali, monumenti e statue di illustri personaggi, tra cui lo scrittore e poeta Abay Kunambayev, giardini nei quali è  bello sostare e poco altro. 


















Oggi a parte passeggiare, andare a curiosare in un centro commerciale non ho fatto gran che, essendo lunedì anche il barber shop era chiuso, sarà in un'altra occasione.

Domani forse andrò in qualche località limitrofa a fare campeggio nella natura che è molto rigogliosa. 

Ciao  alla prossima. 

190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...