Avrasya-Almaty 112 Km, temp 16°C. cielo parzialmente coperto, vento assente.
Ieri aver avuto la possibilità di dormire in camera è stata una grande fortuna. Questa notte è piovuto molto e ha smesso solo all'alba. Non sono riuscito a dormire molto perché sul piazzale del ristorante si sono "divertiti" a suonare il clacson fino a tarda ora. La finestra della mia camera è senza maniglia, non si può chiudere e dà sul piazzale. Questi cosacchi parcheggiano peggio dei Kirghisi, sembra impossibile, non si curano di lasciare il loro mezzo davanti ad altri che potrebbero uscire, non importa se auto, camion, o pullman. Quando puoi chi è intrappolato deve andarsene non si prende la briga di entrare nel locale e chiedere c'è un mezzo da spostare, ma trova logico pestare sul clacson. In questi casi avrei voluto avere il famoso kalashnikov e divertirmi pure io.
Ma in fondo sono bravi ragazzi, per loro è naturale così.
Sveglia alle 6, colazione al self service con tè e fetta di torta, i cetrioli, no grazie. Mangerò due banane per strada, ma più tardi.
Così alle 7,40 sto già pedalando nel fresco dopo pioggia, si vedono ancora le nubi minacciose, ma a Nord il cielo è azzurro.
L'asfalto è buono, ma ogni tanto a causa di lavori per ampliare la strada ci sono tratti in ghiaia e fango, giusto per sporcarsi un po'.
Ancora mandrie di cavalli e pecore ovunque, sullo sfondo cime innevate di fresco.
Oggi lo definirei il giorno dei regali, vi spiego perché. Prima incontro sulla corsia opposta una cicloturista kazaka doc. Mi fermo e la raggiungo a piedi saltando il guard rail, ci abbracciamo, selfie e scambio di Instagram. È sola con tutto l'occorrente per campeggiare, se ho capito bene va a Shyayganak su un lago. Si chiama Danna. Poi ho visto sul suo profilo che gira molto sempre in bicicletta.
Poco dopo un'auto si ferma davanti a me e scende un ragazzone con un sorriso a 36 denti e mi regala un sacchetto di mandorle e una bottiglietta d'acqua, aggiungendo che sono mandorle prese a Bishkek. Dieci minuti dopo un'altra auto si affianca senza fermarsi, ma dal finestrino mi passano un'altra bottiglietta d'acqua e col pollice verso l'alto mi salutano. Ancora passa una mezz'ora e un'altra auto fa la stessa cosa, ma non è finita, le bottiglie le prendo per non offendere chi vuole fare un gesto gentile, ma non né ho bisogno, ora potrei pure venderle. Non fa caldo e si suda poco. Alla periferia di Almaty un'ulteriore auto si ferma e scendono due uomini con in mano un somsa ancora caldo e dopo le domande di rito me lo regalano. Sono le 12,30 e in una fermata dell'autobus me lo mangio con piacere.
Almaty è una città grande, e per entrare è inevitabile soffrire per il traffico e destreggiarsi tra gli svincoli, ma in un'ora circa sono in centro. Sinceramente non pensavo di arrivare così presto, sono le 14.00 e ho già fatto i 112 km di tappa. Trovo un appartamento al 9 piano di un palazzo, ma l'ascensore è ampio e salgo con la bicicletta ancora carica. Poi mi accordo con Zarina per incontrarci, lo faremo domani sera alle 7, probabilmente oggi non poteva.
Io mi fermerò qualche giorno a Almaty perché sono in anticipo di alcuni giorni sulla tabella di marcia e una volta attraversato da sud a nord il Kazakistan per entrare in Russia ho valido il visto dal 15 giugno, non prima.
Domani vi racconto Almaty la città più antica e grande del Paese, già capitale con il nome di Alma Ata.
Ciao alla prossima.