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sabato 29 aprile 2023

57esima tappa

 Non luogo Bukhara 130 km, temp. 24°C. , cielo terso, vento NNE leggero. 


Mi sveglio ai primi chiarori dell'alba, smonto la tenda e preparo i bagagli. Quando vado a prendere la bicicletta però due amare sorprese. All'unica pianta dove ho appoggiato le bici, un corvo ha abbondantemente cagato imbrattando quasi tutto. Niente acqua, però sacrifico mezza borraccia per togliere il più grosso. La seconda, che in parte mi aspettavo, la ruota posteriore è a terra.

Decido di cambiare il copertone, forse è proprio quello difettoso,  metto anche l'ultima camera d'aria nuova che rimane. 

Saluto il mio ospite e con una tazza di chai in corpo parto, ma sono già le 7,45.

La strada è sempre uguale, I chilometri passano lenti e il sole comincia ad arrostire, arrivo finalmente all'unico paese in mappa Gazil. Vi è l'insegna di un Hotel a 2km. Forse è quello indicato dal poliziotto,  54 km da allora.

Poco più avanti, sulla strada vi è un gommista che mi fa segno di andare la lui. Una simpatica persona, ci intendiamo a gesti e segni di approvazione, con lui anche il figlio. I nomi non riesco a ricordarli, però foto ricordo.




Da qui in poi la mitica autostrada finisce e inizia un tratto di soli 30 km, ma infernali. Buche profonde, ghiaia nella quale piantarsi, traffico in entrambe i sensi con polvere a dismisura. Per non farsi mancare nulla, il portapacchi cede e la ruota tocca il parafango.  Devo fare tutto a bordo strada, nessuna ombra, sono ormai le 11,  ma un camionista con suo figlio si fermano ad aiutarmi.

Togliamo il parafango e riusciamo a guadagnare 5 mm tanto da non far strusciare la ruota. Non durerà, ad ogni buca un colpetto, e dopo 100 o 1000 il portapacchi ha ceduto ancora e sono daccapo. 

Scarica ancora tutto e cerco di studiare una modifica di assetto, non è semplice, la testa mi cuoce dal calore e lavora male. Mi bagno con un po' d'acqua della borraccia e provvedo a modificare con delle fascette il portapacchi,  sembra riuscire. Riparto con poca convinzione e dopo qualche chilometro, sono ormai 30 di strada di merda, vedo una piccola costruzione, mi fermo almeno per stare all'ombra del muro. Esce un tizio che mi da il benvenuto e fa cenno di entrare, dentro 2 camionisti e un giovane kazaco in tenuta tipica. Vuoi mangiare mi dice, rispondo che non ho più Sum e posso solo in dollari, ok va bene comunque.  Non ho fame, l'ambiente in cemento è di uno squallore incredibile, solo due tavoli sopraelevati in cui si mangia con le gambe incrociate,  per me scomodissimo. Non potendo ordinare mi fa vedere la cucina separata da un compensato con un buco per far passare i piatti.

Questa è messa peggio, un tavolo centrale con pezzi di carne senza alcuna protezione. Chiedo di avere una soup e del pane, almeno è cotto.

Una bottiglia di acqua minerale gassata,  non ne vedevo dall'Italia. 

Mi viene servito il brodo in una scodella incrostata, un brodo grasso,  penso di pecora,  con due pezzetti di carne, grasselli che galleggiano, un pezzo di carota e uno di patata.

Prendo il pane e lo spezzo a fatica, non perché sia duro, ma le mani mi si bloccano continuamente per i crampi. Mancanza di sali, devo assolutamente integrare, con porta calma spezzo il pane e lo intingo nel brodo. Il gusto è piacevole, molto più dell'aspetto.  Così un pezzettino alla volta faccio fuori l'intera pagnotta.

Mi sento meglio, sono le due del pomeriggio e mancano ancora 70 km a Bukhara,  parto.



Dopo pochi km la strada torna ad essere perfetta su di una sola corsia, evidentemente i lavori non sono ancora ultimati, ma è già un paradiso rispetto a prima. Il vento si placa un po',  forse posso farcela.

A 50 km da Bukhara, ritorna la vita, con i primi stagni, le case, i campi con trattori al lavoro, etc, sembra incredibile come possa cambiare così repentinamente. 




Plov tipico piatto, riso, peperoni,  pomodori,  ceci, uvetta. Delizioso!


Così è, arrivo a Bukhara alle 7 di sera, stanchissimo,  il sedere non ne può più di stare in sella e negli ultimi 20 km mi fermo diverse volte.

Domani visiterò la città,  per ora solo doccia, cena e a dormire. Infatti posto solo ora, la mattina seguente. 


Ciao alla prossima. 




4 commenti:

  1. Che storia, mamma mia! Che avventura! La vastità e l'essenzialità del deserto che ti fanno capire di essere solo un puntino in un continente.... ma un punto a cui è donata vita, con un indomabile desiderio di proseguire, nonostante abbia davanti 30 km "infernali"!!! Come il pastore errante per l'Asia di Leopardi, ti riempie la domanda di senso e la comunichi anche a noi...Un abbraccio, fratellone!!! P.S::Comunque il kazaco con cappello e stivali di pelo, di pecora immagino, sotto il sole cocente del deserto è da copiare, forse non in bicicletta, però!!!

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  2. che avventura!!! Sembra incredibile, solo 50 km o forse meno, fanno la differenza fra una povera zuppa di verdure ed un bel piatto di carne con birra fresca! Nel frattempo la tua moto è rientrata a casa. Buona strada!

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  3. Racconto che trasuda caldo, polvere e sudore, ma che avventura! Immagino che il colpo di clacson possa essere fastidioso, ma penso che sia un gran segno di compartecipazione, il modo di chiederti: “tutto bene, hai bisogno di aiuto?”. Insomma, un farti sentire meno solo in caso di necessitá! Ora goditi Bukhara, ma cerca anche camere d’aria e un copertone e magari un barattolo di sali.

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  4. Grazie Gianni per ma moto. Grazie anche a Carla e Irma che vedo che mi seguono quotidianamente. Per salutare basterebbe un ciao con la mano dal finestrino.

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