Allora, il lunedì , che per Tblisi è il lunedì di Pasqua , dopo essermi procurato del cartoni in modo fortuito davanti ad un hotel, procedo per imballare la bici per la spedizione aerea. Smonto le ruote ed il manubrio, volto verso l'interno i pedali, avvolgo con i cartoni ed ora è venuto il momento di nastrare il tutto. Apro il rotolo di nastro nero che mi sono portato dall'Italia e mi accorgo che non è un rotolo non di nastro americano, ma di carta vetrata. Che deficienze, mi sono portato una cosa inutile e quella che mi serve ora non c'è. Niente paura, penso, vado a comprare uno nuovo in un negozio. Peccato che tutti i negozi sono chiusi perché lunedì di Pasqua. Solo in un piccolo supermercato trovo del nastro trasparente, poco utile, ma meglio di niente.
Finito di mettere insieme i pezzi e con l'aiuto della cinghia con cui lego la borsa al portapacchi concludo il lavoro.
Tra il tempo trascorso nella ricerca ed il resto sono già le 12,00, il cielo è grigio, la città tutta chiusa mi faccio chiamare un taxi dall'hotel per andare in aeroporto, è presto, ma non so che altro fare. Ci vorrà un'ora prima che il taxi arrivi, perché, per il motivo di cui sopra, le macchine in servizio sono poche.
Arrivo quindi con largo anticipo all'aeroporto, ma va benissimo, aspetto e cerco di capire come organizzare le giornate seguenti, qui ho la WiFi e posso lavorare con calma.
L'aereo parte in orario 20,10 e alle 21,20 sono già a Baku dove trovo Federico ad aspettarmi, accoglienza perfetta, a casa sua una cena insieme a Sabina, la sua compagna, poi dopo un buon bicchiere di vino e un digestivo vado a dormire sereno e tranquillo.
Federico mi porta a Sud nel Gobustan, luogo in cui si respira ancora mistero e antichità. Le rocce vulcaniche sono state utilizzate come lavagne per un periodo tra il 16 e 18 millennio a.c. paleolitico superiore.
Il luogo è pieno di fascino ed è stato utilizzato come scenografia per diversi films.
Poi andiamo a Yanardag dove fiamme escono dal terreno, luogo citato da Marco Polo nel Milione.
Infine al tempio zoroastriano di Ateshgah. Anche qui è il fuoco che arde perennemente che rende magico il tempio esce spontaneo.
Tornati in città, pausa per uno spuntino ad un bar italiano, qui incontriamo amici di Federico che mi parlano della Mongolia e della Siberia che in futuro attraverserò.
Ciao, alla prossima.