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mercoledì 26 aprile 2023

55esima tappa

 Pitnak-Uchak 114 km. Temp 20°, cielo sereno,  vento teso da Nord-Est.


Oggi voglio partire presto,  mi sveglio appena fa chiaro, al canto del gallo 5,45. Smonto la tenda, preparo I bagagli,  carico la bici e… un raggio rotto! No, non ci voleva proprio,  scarico tutto smonto la ruota e riparo il guasto, tra una cosa e l'altra sono pronto a partire solo alle 7,45. Volevo partire presto perché ho notato che al mattino non c'è vento, poi con il sole si forma questo vento contrario,  così è.  Alle 9,00 sono già a spingere controvento.

Il primo pezzo è costituito da quella bretella di congiunzione già citata. La strada sembra bombardata, buche profonde, alcune inevitabili, sabbia sul ciglio da piantarsi.  Per fortuna arrivati al ponte sul fiume Darya, ponte ferroviario,  ma che si può percorrere anche in auto o bicicletta l'asfalto diventa buono fino alla superstrada.  Ad entrambe i lati del ponte vi sono posti di blocco militari che autorizzano il passaggio a senso alterno, ovviamente quando non ci sono treni in arrivo. Il fiume è piuttosto grande e il ponte di conseguenza è circa 1 km.

Oggi il sole è particolarmente forte, non ci sono velature e nonostante la crema 60+ l'unica parte che ho scoperto sono le ginocchia ora color peperone. Domani metto i calzoni lunghi.

In un piccolissimo market compro acqua, bibite e biscotti al cioccolato,  non vi è altro da mangiare.



Poi più nulla per chilometri e chilometri.  Deserto è deserto. Sabbia, qualche cespuglio di rovi e tamerici. La strada cinese è però ottima,  lastre di cemento che sembra un biliardo e corsia d'emergenza. 

Il vero problema è il sole e il vento. 


Dopo circa 30 km di superstrada una piccola ombra di una casa matta mi fermo dove vi è già un pullman. Sono turisti francesi, mi offrono subito te e biscotti.  Mi fermo a chiacchierare con loro, che stupiti del mio viaggio vogliono fotografarmi e mi fanno un sacco di domande ed incoraggiamenti.



Quando sono le 12,20 il sole è allo zenit, l'unica ombra è la mia. Continuo a bere dal camelbag che è comodissimo,  oggi riempito di cocacola. Ovviamente è calda come tè,  ma toglie la secchezza della bocca e dà zuccheri pronti.

Il vento è forte e non mancano salite, anche se dolci che scavalcano le dune, attorno il nulla, traffico scarsissimo,  ma tutti suonano il clacson per salutare e al centesimo le orecchie fischiano.

Decido di fermarmi, ho visto a circa 30mt dalla strada un muretto diroccato che fa una strisciolina d'ombra. Mangio i biscotti ormai sciolti e il cioccolato si impasta con il grasso sudicio della mani sporche per la riparazione del mattino.  Lavarsi è impensabile,  l'acqua che ho con me è la mia sopravvivenza e non la spreco.

Decido di stare fermo un paio d'ore quando il sole è troppo forte per me. Riprenderò alle 14,30 e prolunghero' la pedalata nelle ore serali sperando che anche il vento si attenui.

Mi addormento a ridosso del muretto, ma dopo poco vengo svegliato da un "How are you?" "You need something?" Oh no Thank you,  I'm sleeping, no problem. 

La faccia sorridente di un inglese, stava camminando con la sua compagna e ha visto la bicicletta. Lui si chiama Carl e lei Angela, sono molto più pazzi di me. Ognuno di loro spinge un carretto a 2 ruote con i bagagli, ma di fatto camminano, stanno facendo il giro del mondo, e hanno quasi finito devono solo " rientrare in Europa " non ho parole.



Loro camminano anche con quel sole, li saluto, ma io mi fermo ancora un ora prima di ripartire. 

Quando riparto sono le 14,30 e già il vento è un poco attenuato, il sole scotta ancora, ma una leggera velature sta arrivando. 

Pedalo così per due ore circa, poi in un piccolo centro abitato (il primo) vedo dei camion fermi vicino ad una baracca. Provo ad entrare e scopro una piccola locanda, si può mangiare qualcosa.  Abbiamo solo pesce mi dice il cuoco, ok vada per il pesce e una bibita fresca.

Un piatto di pesce gatto, fritto, arriva sul tavolo, non ci sono posate,  si mangia con le mani.  Per fortuna vi è un lavandino per lavarle. Il pesce è poco invitante e molto grasso, ma non faccio il difficile, una piadina e una cipolla cruda affettata è il contorno. Il prezzo è  irrisorio  5 euro.

Riparto deciso a mettere in cascina ancora una trentina di km, ora il sole è  attenuato e il vento parecchio più debole.

Dopo, però solo 5 km un altro locale in una piazzola di rifornimento mi attira per la scritta WIFI in grande.  Penso, berrò qualcosa, e potrò comunicare a casa che tutto è ok. Così è,  ma senza alcuna speranza chiedo se si può avere una camera, la risposta è affermativa. Ottimo, per 15 dollari camera con bagno (non molto pulita) e prima colazione. Ma WI-FI per me va benissimo,  anche se dormire in tenda nel deserto sarebbe più suggestivo. Ho comunque ancora 3 tappe prima di arrivare a Bukhara, sarà forse domani. 

Non avete idea di come sia bello togliersi la polvere e il sale incrostato sulla pelle con una doccia, seppur fredda, non gelata. 

Ora con calma ho scritto con una bella birra fresca 80 cent.


Ciao alla prossima. 


54esima tappa

 Khiva-Pitnak 93 km, temp. 19°C. Cielo sereno,  vento teso da sud-est


Questa mattina,  pur essendomi alzato alle 5:45 non sono riuscito a partire prima della 8:45. Preparo i bagagli e scendo per sistemare la bicicletta,  ieri sera ho visto entrambe le ruote a terra. Così è,  due minuscoli forellini, aggiusto le camere, ma monto due nuove, sperando di non essere sempre daccapo.
Poi colazione, riserva d'acqua e studio del percorso. Oggi dovrei avere una tappa facile lungo il corridoio verde che costeggia i canali. Arriverò a Pitnak che è l'ultimo paese verso il Turkmenistan,  da qui una strada verso nord mi porterà ad incrociare la superstrada Urgench-Bukara che dovrebbe essere di ottimo asfalto perché appena costruita dai cinesi. Questa superstrada attraversa il deserto, ma mi sono informato  si trovano posti per mangiare,  e per dormire solo la tenda.

Da qui a Pitnak è asfalto anche se molto deteriorato. Sono costretto a fare zigzag per evitare le buche più dure e spesso viaggio sulla banchina di terra a lato perché è più scorrevole.
Purtroppo oggi il vento è contrario e siccome la strada è sempre dritta lo sarà tutto il giorno.  Vento teso con raffiche, bisogna avere pazienza,  andare piano. La velocità non supera i 10-13 km/h Così per percorrere i 90 km impiego 7 ore.
Ieri visto il sole ed il vento ho comprato una crema solare 60+ e una camicia con le maniche lunghe per ripararmi le braccia troppo esposte e ho fatto bene.  Inoltre ho utilizzato per la prima volta il camelbag da 2 litri che si è rivelato utilissimo ed è bastato fino all'arrivo. Avevo con me anche 2 borracce ma non le ho usate.  Sapevo che lungo la strada avrei incontrato numerosi posti per acquistare bibite fresche. Così ho acquistato una coca e una limonata. Bere roba fresca è piacevolissimo,  anche se non troppo salutare,  ma gli zuccheri vengono presto utilizzati per pedalare.
Ho sofferto abbastanza il vento e l'asfalto. Il paesaggio non è niente di speciale,  molta agricoltore,  frutteti, vigneti e risaie, dove arrivano i canali le colture sono belle.

Ogni tanto qualche caravan serraglio oggi trasformato in cimitero e qualche moschea abbastanza recente.  Quindi poche foto da mostrare.



La mia scheda sim internazionale non funziona,  purtroppo fuori dai luoghi turistici e dalle grandi città non attiva il roaming . Ho sempre le mappe Garmin,  ma non è possibile individuare le strutture ricettive,  solo vie e strade.
Abbastanza stanco arrivo al border con il Turkmenistan, non intendo attraversarlo, ma mi hanno detto che lì c'è una  gostilna e potrei trovare da dormire. In effetti c'è,  ma è tutta al completo,  molti camion aspettano di poter passare. 

Allora punto a Pitnak dove so che c'è un hotel, pero devo fare ancora 10 km e siccome si trova in un cul de sac li dovrò fare anche domani mattina ritornando a prendere l'unica bretella che congiunge la superstrada. Mi secca un po' inoltre il vento non molla un attimo.  Dopo un paio di km vedo un bar ristorante e provo a chiedere se possono darmi da dormire. Qui tutti parlano usbeko e russo, ma nessuno inglese. È molto difficile farsi capire, ma a gesti le due donne che stanno al bar mi fanno segno di si. Aspetto quindi il proprietario che prima mi mostra una camera che di fatto è una sala da pranzo, tappeti attorno e tavolino nel mezzo per mangiare sopraelevato. Quando chiedo se c'è un bagno anche comune, mi mostrano un lavandino al piano terra. Insomma, farei meglio ad andarmene, ma poi mi offrono da bere e sono gentilissimi ed è pure arrivato un ragazzo giovane che parla qualche parola inglese. Sono anche stanco, pedalare controvento è come andare in salita, devi sempre spingere. Esito un po',  poi mi dicono che posso dormire con loro nella stanza grande, salgo a vedere ed è una stanza dove vi sono solo tappeti, in effetti è grande. Ok dico,  vado a prendere i bagagli, il ragazzo mi aiuta e quindi penso sia tutto ok. Poi scendo a lavarmi al lavandino,  ma quando tolgo la maglia sudata, il mio attendente, mi blocca subito e mi dice, no questo è solo per le mani. Temo di aver fatto una gaffe,  ma spero che ci sia una doccia.  Infatti fa segno di seguirlo e ci troviamo fuori dove una tenda di canapa appesa a dei rami è la doccia, all'interno solo un piccolo pallet.  Si ragazzi non c'è acqua. Dopo dieci minuti mi porta un secchio di acqua tiepida con dentro un tegamino per risciaquarsi. Sigh! Neanche al campo scout erano così sguarniti. 


Va beh, è tutta esperienza,  mi lavo come posso,  più che altro per togliere il sale dalla pelle, mi cambio e vado a preparare il saccoletto.  Ma ancora una volta, vengo bloccato e mi si dice che solo quando si va a dormire si può mettere. Seconda gaffe. Inoltre si dorme sui tappeti,  niente letti. Sigh! Sigh! Non è  finita, mi portano subito la cena: kebab, insalata di pomodori e cetrioli, pane e una bottiglia di cocacola.  Mi sembra presto per cenare, saranno le 17,30 ma ormai,  mangio con calma, alla fine il ragazzo mi dice che devo prendere la bicicletta e fare 1/2 ora di strada per andare in hotel, perché nel ristorante non posso dormire.  Che roba è? Protesto anche se non capiscono nulla. Ora che sono già  lavato e cambiato, devo ricaricare tutto e andare all'hotel? Io non mi muovo di qui,  così faccio, chiedo di montare la tenda in giardino, accordato. Domani vado via presto.  Ok , no problem.  Ci devono aver ripensato. Meglio dormire in tenda che in uno stanzone con degli sconosciuti.
Pianto la tenda, meglio la poso su un pacchetto il legno sopraelevato e metto tutta la mia roba detro.

Purtoppo è proprio vicino alla strada e i mezzi disturbano molto. Spero di riuscire a dormire comunque.
Non è finita.   Mi accingo a scrivere di oggi, anche se non potrò postare, su di un tavolo davanti al ristorante e arrivano subito un uzbeko caciarone, e un russo ubriaco. Niente vale dire che non capisco, ma questi insistono, a parlare e gesticolare, facciamo un selfie, poi un altro, poi il numero di telefono.  Il russo poco dopo crolla e fortunatamente si allontana,  ma l'usbeko insiste nel dire cose che non comprendo, andarmene mi sembra scortese. 

Dopo un po' ne arriva un altro con la macchina,  mi fanno capire di andare con loro e poi mi riporteranno qui.
Sono un po' intimorito, cerco scuse, sono stanco, ma alla fine salgo in auto. Andiamo nel paese vicino in una gelateria e mi offrono un gelato,  peraltro buono, fatto con la Frigomat, macchina del gelato italiana che ha sede a Guardamiglio. Tra gli avventori vi sono anche due donne con una bambina, 8-10 anni, di nome Suelle. Che fa da interprete per quel che riesce.
Poi si torna, ancora selfi, strette di mano, etc.


Ora finalmente,  mi chiudo in tenda anche se fa caldo, non arrischio più incontri. Vi sto raccontando dalla tenda.
Per arrivare a Bukhara, devo fare 3-4gg di deserto,  temo di non avere la possibilità di comunicare, non preoccupatevi se non pubblico, ma non si sa mai.
Ciao alla prossima.



190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...