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mercoledì 26 luglio 2023

 146esima tappa 

Sanghwaghye-Ri-Sanghadap-ro 70 km, temp. 30°C. Pioggia, vento assente. 

Oggi speravo di arrivare sulla costa,  ma sono ancora molto lontano. 

Nella notte è piovuto forte e piove anche quando parto, ore 7,40. Nonostante la pioggia la temperatura è alta e si suda molto. Inoltre la strada presenta molte salite e tutte con pendenze forti. 

Alla partenza mancavano 136 km per arrivare sulla costa,  ora 76, sono pure fuori strada per necessità di un albergo.  

Insomma una tappa sofferta e pesante per il caldo e gli insetti molesti. 

Moschine che puntano dritto agli occhi, gli occhiali data la fortissima umidità si appannano subito. Inoltre zanzare assetate di sangue. 

Per fortuna ho comprato ad Ulaanbaatar un cappello con zanzariera, pensavo di usarlo in Siberia nella taiga, ma è venuto buono oggi.

Le salite sono quasi tutte fuori dalla mia portata,  pendenze fino al 14%, 3 su 5 le ho fatte camminando e spingendo la bici. 

Lo spirito zen oggi non è bastato e sono volati anche moccoli.

Al termine di una salita dura ho visto che c'era una baracca in legno dalla quale usciva del fumo. Fumo uguale cucina, ho pensato, mi sono così fermato, non per la fame, ma per la sete e per dare una pausa al mio cuore abbastanza sollecitato.

Un vecchio uomo stava seduto davanti coi capelli bianchi e una lunga coda da cavallo.  Sembrava la raffigurazione di Confucio. 

Chiedo se ha qualcosa di fresco da bere, ma non capisce, allora aggiungo coca cola, visto che è diffusa anche qui, risponde di no. Intanto vedo un tubo che piscia acqua con sotto dei catini. 

Mi avvicino e ci butto sotto la testa, è un piacere sentire il fresco che ravviva i pensieri. Poi chiedo se si può bere e mi fa cenno di sì. Ne bevo avidamente, anche qui il piacere di raffreddare il corpo.

Chiedo se ha qualcosa da mangiare, ma non capisce neanche i gesti. Allora mi siedo su uno sgabello ricavato da un tronco segato con una cerata inchiodata sopra e aspetto guardandolo negli occhi. 

Dopo alcuni minuti si ravvede, si alza e mi porta una tazza con un liquido marrone e freddo. Lo assaggio ed è  buono, sembra caffè freddo,  ma è te coreano, mi spiegano due operai che nel frattempo sono arrivati e si sono seduti per mangiare, di cui uno qualcosa in inglese capisce.


Chiedo quindi a lui se può farmi portare qualcosa da mangiare. Il vecchio tira fuori una patata e una grattugia e mi fa segno se vanno bene.  Ok dico. Ok risponde. 

Si mette quindi a cucinare, ma cosa? Aspetto senza troppa speranza, ma poi arriva una specie di frittata fatta con patate e farina e siccome è fritta posso anche azzardarmi a mangiare. Insieme un piattino con dentro il sugo di un peperoncino da intingere. 

Con cautela assaggio ed è fortissimo,  poche gocce sono sufficienti. I due operai mangiano dei noodles e bevono spremuta di mais. Per mangiare ci sono solo i bastoncini che io non so usare per nulla, faccio ridere. Provo con le mani, ma scotta ed è molto unta. 

Il vecchio allora, vista la mia imbranataggine arriva con una forbice e fa a pezzi la frittata così per me diventa facile.

Pago e comincio a scendere, dopo poco arrivo in un paese dove c'è un bel caffè che invita alla sosta. La proprietaria mi fa segno di entrare perché ero titubante. 

Nel locale non c'è nessuno,  ordino un caffè americano e guardo nella vetrinetta refrigerata delle belle fette di torta che mi tentano. Ma sì, esageriamo, ne ordino una.

La signora mi serve con piattino e forchetta, così con calma me la gusto sorseggiando il caffè. 

Quando faccio per pagare, mi dice che me la offre lei, non vuole niente.  Incredibile! Non pensavo che in Corea fossero così gentili. 

Chiedo quindi per la toilet, e davanti allo specchio mi vedo sporco, bagnato, con i capelli che stanno in piedi in cento direzioni e una faccia stanca da paura. Devo aver fatto impressione e colta da pietà non ha voluto soldi.

Proseguo con la bicicletta,  ma capisco che oggi non riuscirò ad arrivare al mare, meglio trovare un albergo subito.  Intanto sono arrivate due allerta meteo per pioggia forte dalla protezione civile coreana. Questi messaggi si attivano da soli e parlano ad alta voce. Ovviamente in coreano. Mi fermo e scatto una foto al messaggio con l'altro telefono,  perché non si possono copiare e traduco il testo. 



Al momento non piove, ma nubi minacciose arrivano da Ovest. Sulla mappa è segnato un hotel a 10 km. Ok è il mio. Quando arrivo la costruzione è abbandonata da anni, le piante escono dalla finestra. 

Proseguo per un chilometro e vedo un grande ristorante,  provo a chiedere.  Il gestore mi da subito un bicchiere di acqua con ghiaccio e mi fa cenno che se voglio un caffè posso servirmi alla macchina. Altra gentilezza inaspettata, faccio proprio colpo!

Mi dice che l'unico albergo nella zona è  a 18 km e si chiama Speedium.

Non mi resta che dirigermi lì.  Purtroppo nei 18 km vi è  una salita di 4 km al 12%. Mi impegno al massimo,  cercando di pedalare il più piano possibile per arrivare in cima, questa volta ci riesco. 

Arrivato in cima è arrivata anche la pioggia monsonica, discesa a rotta di collo perché i freni funzionano poco bagnati. Inoltre il navigatore bagnato va in tilt. 

Riesco comunque ad arrivare ad una scritta Hotel che indica il luogo purtroppo è posto in cima ad una salita di un chilometro al 12. 

Volano parole irripetibili contro i progettisti coreani. L'hotel è un 4 stelle e  ho paura della botta di prezzo.

Alla reception chiedo la stanza più economica, poi chiedo uno sconto speciale, poi dico che il prezzo è fuori dal mio budget,  se possibile avere qualcosa a meno. 

Non ci sono paesi, vicini, piove a dirotto, campeggi neanche parlarne. Alla fine spunto un ulteriore sconto 122000 wan il prezzo finale 86 euro. Per me è molto comunque, ma non ho alternative ed accetto.

Ciao, alla prossima. 

190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...