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sabato 6 maggio 2023

65esima tappa

 Khavast-Chanakod border 100 km, temp. 8°C. Cielo coperto,  vento assente. 


Nel capanno ho dormito discretamente, solo un topo che rosicchiava dava un po' fastidio,  alla mattina scopro che si è mangiato un pezzo del mio pane, il resto lo do al cane che ha vagliato sulla bicicletta tutta notte e non gli par vero di fare colazione. Io mi alzo ai primi chiarori dell'alba, 5,30 e alle 6,00 sto già pedalando,  ovviamente senza colazione e con una sciacquata agli occhi.

Purtroppo essendoci stato vento tutta notte al mattino calma assoluta.  Devo approfittare di questa tregua, mi sembra di volare forse sui 30 km/h, l'asfalto però resta sempre una merda e dopo un'ora ho già forato.

Calma, mi dico, non sono ancora le 7,00 hai tempo,  cosi in mezz'ora cambio camera d'aria e sono di nuovo in pista, alle 10 ho percorso i 50 km che mi separavano dal confine tagiko, quando mancano 5 km al border un autista si ferma per dirmi che il border è chiuso. È una cosa che temevo fortemente,  perché con maps non mi faceva passare da quella parte. Rispondo che ormai sono qui e vado a vedere di persona, così è.  Una cosa per noi inconcepibile,  una strada statale che congiunge due grossi paesi interrotta da un cancello, si passa solo a piedi, ma bisogna avere passaporto uzbeko o tagiko, i militari non mi fanno neanche avvicinare.  Siccome molti camioncini e  carretti sono fermi da entrambe le parti per scambiarsi collettame e persone, subito si forma un capannello di curiosi che vuole aiutarmi, non è facile capire, ci metto un po', l'unico modo è andare ad un altro passaggio di frontiera a Chianak che dista 65 km nella direzione della capitale  Tashkent. 

Sono abbastanza abbattuto, ma un sentore c'era. La strada logica era quella lungo il fiume Darya che passa indisturbato i confini. Ma la logica  non è di queste parti.

Cogliamo gli aspetti positivi,  non c'è vento,  l'asfalto è a tratti migliore e sono le 11 del mattino. 

Così dietrofront e ricomincio a pedalare, voglio almeno arrivare a questo border.

Alle 12 però, senza colazione e in marcia dalle 6, lo stomaco brontola.  Così appena vedo un posto con il forno acceso mi fermo. 

Un anziano mi prepara su un piatto 3 somsa appena sfornati.

Mi spiace di non avere la fotografia di come li fanno cuocere, ma capiterà che ve lo mostro. I forni hanno la forma di una giara e sono di terra, spesso su un carretto con ruote, ma anche a terra. Hanno un foro superiore dove si introducono gli alimenti, una doppia camera esterna e un piccolo foro in basso dove si introduce la legna.

Le somsa le appiccicano all'interno sulle pareti come fossero pipistrelli,  da vedere cotti sono bellissimi. 



Alle 14 arrivo al border, ho qualche esitazione, ma proviamo. Così supero la colonna di camion e auto ferme in attesa di passare, la guardia di frontiera alza subito la sbarra e mi fa passare. Non ho commesso scorrettezze, i mezzi hanno altri documenti da esibire e vidimare. Al controllo passaporto il funzionario è molto gentile e sa tutto del campionato di calcio italiano,  io per non fare le solite figure dico che non sono un calciofilo, che poi è vero. Rimane un po' deluso da questa affermazione, ma poi ci rifacciamo con Venezia e Bibione dove lui è stato 3 anni fa. Tutto ok, però devo far passare tutti i bagagli attraverso lo scanner,  meglio che doverli aprire, altri due controlli e sono fuori, mi aspetta ora la parte tagika che temo maggiormente.  Non è così,  sono felici di avere turisti, la pratica è velocissima non devo nemmeno staccare i bagagli e la registrazione la fa per me il militare al controllo. Non mi sembra vero,  alle 14,30 sono in Tajikistan. Per il primo paese con Hotel ci vogliono ancora 68 km, per me troppi.

Magicamente in questo posto di frontiera nel nulla c'è una palazzina con scritto Hotel. Mi fermo qui, vi è pure un self-service per mangiare. 

Alla reception l'addetto mi prende in consegna come un figlio. Mi aiuta a portare la bicicletta nella hall, i bagagli in camera, a comprare una sim tagika e a cambiare un po' di soldi. Un vero angelo. Alle 16 ho già fatto la doccia e chiamo casa.

Ora sono tranquillo e domani vedremo il da farsi.









Ciao alla prossima.

64esima tappa

 Jizzax-Khavast 86 km, temp 15° C. Cielo sereno,  vento assente (alla partenza)


Oggi avevo in programma di arrivare al confine con il Tajikistan 130Km con un buon hotel Bek che mi aspettava. 

Invece,  dopo una decina di km scivolati via, vedo arrivare davanti a me un gran polverone, penso che ci sia un tratto di sterrato e il traffico intenso lo abbia alzato, no non è così viene proprio avanti e mi avvolge un vento forte, anzi fortissimo da fermarmi.  Sarà un turbine passeggero,  no è proprio arrivato un vento forte a raffiche e contrario al 100% , provo comunque a proseguire, testa bassa,  rapporto agile, ma oltre a non andare, sbando di continuo, tengo duro per una mezz'oretta,  ma al primo paese mi fermo per attendere che si calmi un po'.  Intanto al mercato della frutta compro ciliegie e 2 banane. Provo a proseguire, in alcuni punti la polvere impedisce di vedere la strada che essendo un colabrodo non si può ignorare.




Alla prima ombra mi fermo per mangiare le ciliegie e attendere che passi,  dico non può durare un vento così.  Dopo la terza ciliegia si materializza un vecchio che vuole parlare, gli offro la frutta,  ma ne prende solo una per gentilezza,  vuole proprio parlare. Già,  ma io non capisco quasi nulla e lui pure, il traduttore è out perché non c'è campo. Sono molto gentili questi uzbeki, ma anche invadenti. Niente da fare, saluto e riprendo,  ancora una mezz'oretta impossibile,  solo 3 km fatti. Mi fermo in aperta campagna sotto un pioppo, dopo 5 minuti si ferma una macchina con un tipo che mi fa cento domande, idem come sopra.



Altra faticaccia,  ma il vento non molla mai, nel senso inverso, beati loro, arrivano due cicloturisti tedeschi con bandiera che sventola, ci fermiamo proprio davanti ad un bibitaro e possiamo quindi parlare in inglese.  Stanno visitando l'Uzbekistan in un mese,  sono partiti da Tashkent e ora faranno Samarcanda e Bukhara più un'altra città.  Hanno 63 e 64 anni e una bella pancetta,  ma complimenti per lo spirito. Si meravigliano quando dico che sono partito da poco più di 2 mesi.


Così riprendo a pedalare con poca convinzione,  penso che se dura ancora non arriverò all'albergo,  ed essendo l'unico sul percorso dovrò campeggiare,  non ho quasi più niente come viveri, solo uva passa, dolcetti e una scatola di tonno. Devo comprare qualcosa,  avanti un po' vedo un minimarket non faccio a tempo a fermarmi che 7-8 camionisti fermi mi accerchiano, selfie e domande, ma solo russo parlano oltre all'uzbeko, ormai mi arrendo e con google proviamo ad intenderci, ma la linea dati funziona male questa volta.  Ormai è  mezzogiorno e il sole picchia in testa, al minimarket compro una mortadellina, dei wurstel, una rotella di pane e un litro d'acqua. Cerco un albero isolato e mi fermo ancora, mangio le banane. Questa volta mi sono nascosto e per un po' sto tranquillo.



Ho all'attivo solo 45 km, ne restano 90 circa. Se cessasse ce la farei, ma non né ha idea. Quando riparto non penso più alla strada, spingo come un automa e penso - sono come un asinello attaccato al carretto, per quanto spinga vado sempre piano e non so perché lo faccio, ma lo faccio comunque.  A tratti sembra un poco migliore, ma dura poco.



Un pezzetto alla volta però avanzo. Quando il sole sta per tramontare mi guardo intorno dove posso imboscarmi, si fa per dire, boschi niet. Solo qualche rado e basso cespuglio. 

Una moschea nuova in costruzione.





I ragazzi escono da scuola in divisa blu pantaloni o gonna e camicia bianca.



Poi vedo un frutteto ben curato e una fattoria con vacche. Provo a chiedere al proprietario se posso piantare la tenda per una notte da lui. La risposta mediata con il telefono di un conoscente che parla inglese è affermativa,  anzi mi fa vedere un capanno di ricovero attrezzi con dentro una piccola cabina per dormire con tappeti e coperte.




Mi da pure una brocca d'acqua per lavarmi le mani e la faccia.  Ringrazio ed accetto volentieri e così,  dopo una rapidona cena sono qui. Posterò appena avrò  WiFi. 


Ciao alla prossima. 

190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...