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lunedì 1 maggio 2023

60esima tappa

 Navoiy-Kattaqo'rg'on 92 km, temp. 27°C. Cielo terso,  vento assente. 


Oggi mi sono ripromesso di recuperare energie, quindi partenza con comodo, ore 10,00 dopo abbondante colazione, soste frequenti, tappa relativamente breve 92 km. Neppure rotture tecniche e mentali. Cosa chiedere di meglio.

Dopo aver raggiunto la M37 l'asfalto è buono, pedalo senza spingere troppo, voglio sudare il meno possibile. Il sole è però ardente verso le 12 mi fermo sotto ad un albero per un po' di frescura,  arriva subito qualcuno che incuriosito mi fa mille domande,  non capisco quasi nulla, saluto e vado via.  Oggi mi tolgo lo sfizio di assaggiare i somas, qui li vendono quasi tutti e così dopo pochi km, sotto una pergola ne mangio due con una bibita fresca. I somas sono come dei panzerotti di pasta sfoglia ripieni di verdure e carne non ben identificata, sono cotti al forno, gustosi, ma non quanto le impanadas cilene. La strada passa sempre in zone rurali, campi di grano,  frutteti molto curati. Ai bordi ancora gelsi che qui vedo raccogliere la foglia  per i bachi. Sempre sulla strada immancabili donne che vendono gelati. Ce ne sono in alcuni punti una ogni 200 mt. Mi fanno un po' pena, tutto il giorno al sole protette da un ombrellino e sedute su di una cassetta. Non capisco come facciano a non farli sciogliere, sono scatole di polistirolo. In ogni caso molti si fermano ad acquistare. Io non mi sono fidato ad assaggiare e penso di aver fatto bene.

Due parole sul modo di guidare uzbeko, la freccia non esiste,  ci si ferma in mezzo alla strada senza accostare e per qualsiasi motivo,  si riparte senza guardare lo specchietto.  Per questo motivo molti incidenti. Pare che la patente si compri, non si fa scuola ed esami. 

Di positivo per me c'è che non ci sono cani (che bello!) e i rarissimi non hanno alcun interesse per i ciclisti. Altra nota positiva è che gli uzbeki pur sapendo il russo e nulla d'inglese si fanno in quattro per aiutarti e capiscono sguardi,  espressioni e gesti. Sono molto curiosi con gli stranieri e se possibile cercano il contatto. 

Verso le 14 mi fermo sotto un albero dove alcuni lavoratori stanno facendo la siesta. Mi invitano loro a sedermi sulla stuoia e cuscini e mi tempestano di domande. Io rido e rispondo in dialetto,  loro ridono e fanno altre domande.  È ora di usare google traduttore. Si divertono un mondo a parlare e vedere che le loro frasi si compongono in lettere e subito tradotte. Sono stupiti quando conoscono la partenza e la meta del viaggio. Mi chiedono il perché lo faccio. Io rispondo che era un sogno che avevo fin da piccolo di conoscere l'Asia e arrivare in Japan. Allora I più attenti mi chiedono,  ma perché da solo. E quando dico che da soli è più facile incontrare gente come loro e che per me è pure un viaggio interiore spirituale, vedo grandi segni di approvazione. 

Altra curiosità che quasi tutti hanno è verso il camelbag, prima rispondevo che era per l'acqua, in russo voda, ora dico per la vodka, così tutti ridono.

Insomma, non ci si annoia, bisogna però contenerli altrimenti sei sempre fermo.

Così con una pedalatina e una pausa, alle 16 arrivo dove è segnalato un hotel sulla M37. L'hotel c'è, è pure grande e dignitoso, ma è chiuso. Con l'aiuto di maps però ne trovo un altro a soli 8 km. Mi accolgono con gentilezza e mi assegnano una camera dignitosa.


Domani solo 67 km per arrivare a Samarcanda. 


Ciao, alla prossima. 

190esima e ultima tappa di PedalEst

Atsugi-Tokyo 46 Km, temp 25° C, pioggia,  vento leggero da SE. Tokyo 0 Km. Foto scaricata da Wikipedia  Ebbene sì, sono arrivato alla meta. ...