102esima tappa
Sekisovska-Shemonaykha 66 km, temp. 15°C. cielo sereno, vento leggero da Nord
Ieri sera dopo la cena molto povera, la gentilissima signora che gestisce la baracca mi conduce a vedere una cameretta 2x1,2 , un loculo, dove ci sono 2 brande occupate da altri materiali alla rinfusa.
Mi dice che posso stare a dormire lì, ma non chiudere la porta altrimenti manca l'aria. È di fatto uno sgabuzzino cieco.
Ok mi sistemo lì, sopra la branda metto però il saccoletto.
Poi esco ancora per vedere il tramonto che sarà alle 20,30, le zanzare sono in agguato.
Appena tramontato mi rifugio nel tugurio, ma mentre mi spoglio noto un grosso ponfo sulla schiena all'altezza della vita, cerco di capire meglio ma la posizione non aiuta.
Infine diagnostico che è una zecca. Cerco di toglierla con le forbicine delle unghie disinfettate sulla fiamma, ma non riesco.
Vado così a bussare alla cucina dove marito e moglie stanno guardando una telenovela. "Ho bisogno di un aiuto" dico mostrando il ponfo, so benissimo che non capiscono una parola di inglese, ma vedendo il problema…
Anche loro cercano di estrarla, ma questa bestiaccia si è conficcata sotto la pelle e non è semplice.
Cercano anche di aspirarla con una siringa o legare il rostro con un filo da cucire, ma inutilmente.
Il disinfettante è la vodka, ma non hanno una pinzetta che risolverebbe. Allora dopo circa un'ora di travaglio, telefonano ai vicini, si fa per dire, di casa se hanno una pinzetta, ma sembra cosa rara.
Pur essendo molto scialli su tutto e parecchio trasandati mostrano una certa preoccupazione per la cosa. Finalmente da un vicino viene data la notizia della pinzetta.
Il marito prende l'auto e ritorna dopo una mezz'ora con lo strumento. Così avviene l'estrazione della testa e del rostro che viene conservata per eventuali analisi.
Mi si raccomanda però, quando sarò giunto a Shemonaykha, di andare all'ospedale per un consulto. Io non mi sarei preoccupato così tanto in Italia, ma qui forse è diverso e seguirò il consiglio.
Nel giro al parco, il giorno prima, è possibile che chinandomi nell'erba per una fotografia ai fiori me la sia beccata. Poi anche avendo fatto la doccia non l'ho vista per la posizione.
Questa mattina parto alle 7,00, il tempo è buono e sono solo 66 km. La strada è un continuo saliscendi, salite ripide e così le discese.
È sempre dritta e a volte si vede un'infilata anche di 6 gobbe. Per me è molto impegnativa, inoltre per 40 km non c'è un luogo abitato, ne dove poter prendere acqua. Per un momento ho odiato questa strada dicendo "non è possibile" ad ogni svalicamento se ne vedevano altri da fare.
Gli ultimi 17 sono fatti con vento contrario, ormai le "dune" sono più morbide e allungate.
Un ponte di ferro sull'Uba che qui è maestosa ben più del nostro Po, immette nella cittadina di Shemonaykha.
Trovo subito una graziosa gostilna che fa per me. Sono le 13,30, 6h e 30' per fare 66 km con una sosta di 20'.
Una volta sistemato e lavato, vado in ospedale, già sapevo come funziona la sanità in questi paesi ed è stata una conferma. Pochi mezzi, poca igiene, ma tanta buona volontà.
Attendo il mio turno, in dieci minuti arrivo in ambulatorio dove diverso personale giovane e qualche anziano leggono sul mio telefono il motivo della visita, esaminano la puntura che non sembra infetta, ma preferiscono vaccinarmi per la encefalite da zecca.
Ora sono nella mia camera, leggerò un po' un libro che mi sono portato dall'Italia e prestato da Livio "In Siberia" di Colin Thubron.
Ciao, alla prossima.
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