133esima tappa
Ulaanbaatar-Ulaanbaatar 0 Km, temp. 17° C. Pioggia, vento assente.
Oggi la giornata è stata tutta in città.
La pioggia non forte, ma persistente ci ha portati a visitare il museo di Gengis Khan. Un museo nuovo aperto a novembre dello scorso anno.
Di fatto un grande allestimento su otto piani, raccoglie tutta la storia della Mongolia, dai reperti più antichi, datati tre secoli prima di Cristo, per lo più lastre con incisioni e scritte verticali su pietra ai giorni nostri.
Man mano che si sale si ripercorrono le diverse fasi di espansione e ridimensionamento della Mongolia e l'epopea della Grande Mongolia ai tempi di Gengis Khan.
La visita ci è stata illustrata da Saruul con dovizia di spiegazioni. Sempre nel museo sono proiettate immagini dei siti di interesse naturalistico e paesaggistico della Mongolia nelle diverse stagioni dell'anno.
La visita è stata piacevole e un paio d'ore sono passate in fretta.
Successivamente siamo andati ancora nella vicina piazza del parlamento con palazzi antichi e moderni è di fatto il centro della città.
Poi ci siamo spostati nella casa dei cugini di Saruul per assistere alla macellazione, preparazione, cottura e degustazione della pecora nel modo tradizionale mongolo.
Il nome di questa preparazione è khorkhog.
Una specialità solo per gli ospiti illustri, a noi l'onore e l'onere di gradire cibo non per stomaci delicati occidentali. Una vera prova di coraggio, almeno per me.
La preparazione prevede la cottura delle interiora con sangue e acqua a parte che serve da antipasto. Il piatto forte di carne viene cotto in una grossa pentola a pressione (deve contenere l'intera pecora fatta a pezzi, cipolle, carote, patate, verza, sassi arroventati nel fuoco e messi dentro la pentola tra i pezzi di carne). Viene anche aggiunta un poco di acqua e sale.
Tutta la famiglia era riunita con cugini vari, mogli e figli per l'avvenimento.
A fine cottura i sassi ancora caldi vengono passati tra la mani per un buon auspicio, poi si passa a consumare pezzi di carne a piacere. La carne è cotta nel suo brodo, molto grasso che serve per accompagnare e deglutire i bocconi.
A me è piaciuto di più il cerimoniale tradizionale che la carne in se che pure era tenerissima, ma molto, molto grassa.
Ci si serve con le mani che alla fine del pasto risultano lisce e vellutate come non mai.
Il chai è leggermente salato con latte e burro. Inoltre viene servita acqua burro e vodka giusto per risciacquare la bocca e oggi il burro di cacao non serve.
Alle 17,30 passate riusciamo a congedarci, naturalmente ci viene anche dato il doggy bag, non si sa mai se ci venisse ancora fame.
Prima di rientrare si va su una collina in macchina da dove si vede tutta la città, sulla sommità vi è un memoriale della seconda guerra mondiale in stile soviet con effigie di Lenin e Stalin e altre prelibatezze del realismo comunista.
Rientro in appartamento e anche questa è fatta, un tassello di cultura mongola entrato dentro di noi con qualche problema digestivo, ma sopravviveremo.
Ciao, alla prossima.
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