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domenica 4 giugno 2023

 94esima tappa

Campeggio libero - nei pressi di Sagat-Oskemen 460 Km (5 bici, 455 camion) temp. 15°C. Cielo sereno,  vento forte da NE.

La notte è stata tormentata dal vento forte. Decido di alzarmi alle 4,30, ma prima di uscire dalla tenda guardo le previsioni per oggi. Sereno,  vento 15 km/ SE. 

La cosa mi rincuora, sicuramente il vento è molto più forte, ma se la direzione è quella dovrebbe essere parzialmente di spinta, io devo andare a Nord. 

Appena fuori capisco che il vento oltre ad essere molto forte, io stimo in 50 km/h, non è possibile accendere il fornello per il tè e tutto vola via, compresa la terra e sabbia che formano turbini,  è  pure contrario. 

Ieri sera ho saputo che la frontiera di Ridder è chiusa,  devo passare per Shemonaykha allungano parecchio il percorso. 

Faccio colazione con wafers avanzati il giorno prima,  acqua e mezzo limone che mangio con la buccia per sistemare lo stomaco/intestino che borbotta e per "allungare i denti" in modo da prendere a morsi questo vento. 

Al vento non si comanda,  come ad un sacco di altre cose, potrei imprecare,  ma cosa servirebbe? 

Preparo le mie cose per partire comunque,  con la serenità che prenderò quello che viene, ho tempo per arrivare al confine. 

Per richiudere la tenda è una vera lotta, impossibile piegarla, così la butto alla rinfusa nel sacco. 

Ormai è tutto pronto, lupo grigio è carico, ed io indosso la camicia parasole sopra la maglia da ciclista,  come ormai consueto, arrotolo le maniche con gesto ripetuto ogni volta, ma questa volta rivedo in questo gesto, quello fatto da mio papà che indossava una camicia simile, color azzurro sbiadito,  estate ed inverno, con maniche arrotolate fino al gomito, sulle sue robuste braccia da contadino sempre abbronzate. 

Tra di me penso: papà aiutami tu perché oggi è dura. 

Così alle 6,30 sto pedalando, la strada è una pista laterale in ghiaia e terra perché la statale è in costruzione per ampliamento, (cinesi). 




Il vento solleva polvere e sabbia che corre di traverso sulla corsia, io stento a tenere l'equilibrio,  l'immagine è molto scenica, mi fermo per fotografie,  ma se devo essere sincero non è né meglio né peggio di ieri pomeriggio. 

Così avanzo,  senza troppa speranza,  né ansia di percorrere distanze.  Quando sarà sera mi accamperò, tanto qui è  steppa e nulla per molti chilometri. 

I muscoli non sono ancora caldi, ho percorso circa 5 km a velocità moderata, sento due colpetti di clacson di un camion che si sta avvicinando, alzo la mano per un saluto senza neppure voltarmi, altri due colpetti,  allora mi sposto a destra pensando di essere d'intralcio, altri due colpetti, mi butto più a destra possibile e mi fermo un po' incazzato, ma dove vuoi che vada? 

Il camion si ferma e scende un tizio, capelli bianchi come i miei e mi fa segno che così non posso continuare,  devo smettere di far fatica,  caricare la bicicletta sul tir. 

La cosa da una parte mi alletta, d'altra parte ho qualche remora e dubbio. Poi mi piace pensare che il papà Venanzio abbia avuto un ruolo e mi commuovo. 

Prevale la prima. Per buttare la bici con il suo intero carico sopra triboliamo in due non poco. 

Dentro mazzi di tondini e sacchi di calce. Mi fa segno di salire in cabina, ottimo penso, non come l'ultima volta. 

Mi dice Aygoz che dista 175 km è il primo centro abitato da dove mi trovo, l'ho visto su maps ieri sera.  Ma non essendo sicuro del nome dico I must go to Oskemen,  il camionista mi dice ok, io sono di Oskemen e questa sera voglio arrivarci, io intendevo devo andare in direzione di Oskemen. 

Il dubbio rimane nell'aria, ma più si avanza,  più mi viene voglia di non chiarire la destinazione.  La strada è  un continuo cantiere, si passa su piste laterali in terra e ghiaia in pessimo stato, anche con il camion si procede ai 20 km/h. 


La conversazione con il camionista è minimale anche perché il google  traduttore funziona male perché manca la connessione dati. Per lo più ci si intende a gesti.  

Verso le dieci e trenta siamo ad Aygoz, ci si ferma ad una stazione di servizio,  mi dice di andare a mangiare qualcosa mentre lui lava il vetro che tra insetti e polvere è una crosta. 

Quando torno sta aiutando un collega che ha rotto la pompa dell'acqua per ripararla, un vero  samaritano.  

Poi prepara uova fritte e pomodori e cetrioli per fare uno spuntino con caffè bollente. Nel camion ha tutto,  è veramente organizzato,  marmellata solida, frutta secca. Io approfitto con piacere. 











Poi si prosegue, mi invita a fare un sonnellino in cuccetta,  mentre lui guida. Così sarà.  

La strada è sempre pessima,  chissà quanti giorni ci avrei messo a percorrerla. 

Gli ultimi 200 sono fatti su asfalto buono a velocità di crociera. Così alle 18,30 atterro a Oskemen, ringrazio e cerco subito un hotel, domani deciderò come riempire i giorni in più che mi avanzano, ma è un problema da sazi. 

Ciao, alla prossima.

Grazie 👍🤗

4 commenti:

  1. Lo zampino di papà Venanzio, il camionista samaritano: la fortuna è degli audaci!

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  2. Appena hai scritto della camicia, anche a me è subito venuto in mente il papà… che dire, da lì in poi ho letto con gli occhi velati… per le tue difficoltà e per la tua commozione. Eh sì, il camionista samaritano sembra veramente un dono! Penso che questo viaggio, ti abbia già cambiato (in meglio) . Ero preoccupata della tua intransigenza verso te stesso, del fatto che la sfida con te stesso ti portasse a non accettare la rinuncia di un pezzo di strada o il vedere con lucidità situazioni troppo difficili e comunque che non valevano lo sforzo… bravo, hai fatto benissimo a farti tutto il tragitto in camion e vedrai che riuscirai a riempire le giornate guadagnate… fosse anche un far niente per un giorno intero!

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  3. Anche io temevo che facessi troppo l'intransigente. Continuo a seguirti incredulo. Complimenti. So che spenderai il tempo guadagnato visitando mille altri luoghi. Alla prossima...

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  4. Una come me, davanti ad un'impresa come la tua, pensa d'impulso ai pericoli, agli approfittatori, ai disperati che per un vantaggio magari immaginario possono distruggerti : "homo homini lupus" riecheggia nella mente... tu ci stai documentando una realtà umana che non solo smentisce questa logica, ma veramente sorprende e fa dire che la natura umana è originariamente fatta per il bene! Grazie al cielo stai incontrando tante persone che non la stanno tradendo e che lo insegnano anche a noi che leggiamo! Grazie fratellino, anche del bellissimo ricordo del papà!

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