URGENCH-KHIVA 36 km, temp. 28°, cielo sereno, vento da Nord-Est
Dopo la sera tormentata mi sono alzato alle 8,30 con calma, colazione in hotel un po' stringata, ma accettabile.
Il primo lavoro è spacchettare la bici e montare i vari pezzi, manubrio, pedali, ruote e accessori. Poi mi assicuro che sia stata fatta la registrazione da parte dell'hotel, qui è obbligatoria, quando esci ti chiedono i vari foglietti di dove sei stato, in mancanza sanzione amministrativa. Poi pago e mi faccio cambiare 50 dollari. Purtoppo la carta di credito è poco diffusa. La moneta locale è il Sum, 1 euro è uguale a 12500 Sum. Ma ti fottono e te ne danno 10000 così con il dollaro. In ogni caso il costo della vita è basso, oggi ho preso un gelato peraltro buono e l'ho pagato 5000 Sum. Ora sono in una Guest House nel centro della città storica di Khiva e pago 25 dollari con prima colazione.
Il primo impatto sulle strade è stato buono, traffico accettabile, asfalto ottimo, e pure una pista ciclabile da Urgench a Khiva che però ho fatto a tratti perché in costruzione.
Il clima è molto cambiato, ho pedalato con calzoncini corti e maglietta, il sole per fortuna era velato, ma picchia. Ancora una volta ho avuto il tailwind e senza alcuna fatica sono arrivato a destinazione in meno di 2 ore.
Attorno frutteti e piccoli villaggi rurali di recente costruzione.
Un sacco di saluti e colpetti di clacson ti incoraggiano con salam aleikum e si sporgono dal finestrino, in bicicletta come turista sei una rarità.
Un intero cerchio di mura intatto la protegge, si può entrare in bicicletta da una delle 4 porte e si gira facilmente.
Già vista da fuori sembra un fungo di terra uscito dalle sabbie del deserto.
Ovviamente si vedono dei rifacimenti ed è piena di turisti e di bancarelle, ma la geometria urbanistica è intatta e molto piacevole.
Una volta trovata la sistemazione in questa casa dove ci sono solo due stanze per gli ospiti, ti trovi al fresco in questa penombra con tappeti ovunque e posti per mangiare seduti a gambe incrociate. Il proprietario si chiama Abdullà e il figlio Kerin entrambi molto accoglienti.
Doccia, poi dopo telefonata a casa esco alla scoperta della città.
Un biglietto da 15 euro per gli stranieri permette di visitare tutto da moschee a madrasse, al palazzo del khan etc.
L'intera città è un museo a cielo aperto. Esiste anche un artigianato locale con produzione di indumenti di lana, legno intagliato, stoffe coloratissime e maiolica.
Filmo, faccio foto, e compro un piccolo scrigno di legno di olmo intagliato da dei ragazzi che mi spiegano la tecnica nel loro laboratorio.
Guardo le cose principali, poi passeggio per le viuzze da vero turista. Forse domani mi fermo un altro po' perché oggi i colori erano spenti in quanto nel pomeriggio il cielo si è coperto.
Dall'alto del palazzo del Kuhna Ark o fortezza la vista della città è stupenda.
Ora cerco un buon ristorante per la cena.
Ciao, alla prossima.
..La riduzione del confort è il primo passo verso la libertà...il "trasloco" trasporta il viaggiatore in uno stato estatico....Quel giorno ..fu un'altra cosa.Gioivo sulla mia bici,salutavo i passanti, ricevevo dei colpi di clacson amichevoli. Non trattenevo la gioia: mi ero ricollegato con la mia identità di ciclonomade. (J.L "Il Tao della bicicletta)..Dopo i giorni più stanziali a Baku sei tornato a pedalare..sono bastati pochi km per fare nuovi incontri e scoprire nuovi luoghi..
RispondiElimina..dal tuo racconto l'Uzbekistan merita di essere esplorato e conosciuto..buon proseguimento!
Grazie ci proverò
RispondiEliminaBellissimo zio! il contrasto delle cupole blu con il color sabbia è stupendo!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaChe gran balzo verso Est! Hai fatto bene a rompere gli indugi e sorvolare il mar Caspio. Ora come un novello Marco Polo ti trovi catapultato in pieno oriente fra città murate e moschee, anche i giovani mantengono tradizioni artigianali
RispondiEliminaChe il vento continui a spingerti verso Samarcanda!
RispondiElimina