Jizzax-Khavast 86 km, temp 15° C. Cielo sereno, vento assente (alla partenza)
Invece, dopo una decina di km scivolati via, vedo arrivare davanti a me un gran polverone, penso che ci sia un tratto di sterrato e il traffico intenso lo abbia alzato, no non è così viene proprio avanti e mi avvolge un vento forte, anzi fortissimo da fermarmi. Sarà un turbine passeggero, no è proprio arrivato un vento forte a raffiche e contrario al 100% , provo comunque a proseguire, testa bassa, rapporto agile, ma oltre a non andare, sbando di continuo, tengo duro per una mezz'oretta, ma al primo paese mi fermo per attendere che si calmi un po'. Intanto al mercato della frutta compro ciliegie e 2 banane. Provo a proseguire, in alcuni punti la polvere impedisce di vedere la strada che essendo un colabrodo non si può ignorare.
Altra faticaccia, ma il vento non molla mai, nel senso inverso, beati loro, arrivano due cicloturisti tedeschi con bandiera che sventola, ci fermiamo proprio davanti ad un bibitaro e possiamo quindi parlare in inglese. Stanno visitando l'Uzbekistan in un mese, sono partiti da Tashkent e ora faranno Samarcanda e Bukhara più un'altra città. Hanno 63 e 64 anni e una bella pancetta, ma complimenti per lo spirito. Si meravigliano quando dico che sono partito da poco più di 2 mesi.
Ho all'attivo solo 45 km, ne restano 90 circa. Se cessasse ce la farei, ma non né ha idea. Quando riparto non penso più alla strada, spingo come un automa e penso - sono come un asinello attaccato al carretto, per quanto spinga vado sempre piano e non so perché lo faccio, ma lo faccio comunque. A tratti sembra un poco migliore, ma dura poco.
Un pezzetto alla volta però avanzo. Quando il sole sta per tramontare mi guardo intorno dove posso imboscarmi, si fa per dire, boschi niet. Solo qualche rado e basso cespuglio.
Poi vedo un frutteto ben curato e una fattoria con vacche. Provo a chiedere al proprietario se posso piantare la tenda per una notte da lui. La risposta mediata con il telefono di un conoscente che parla inglese è affermativa, anzi mi fa vedere un capanno di ricovero attrezzi con dentro una piccola cabina per dormire con tappeti e coperte.
Mi da pure una brocca d'acqua per lavarmi le mani e la faccia. Ringrazio ed accetto volentieri e così, dopo una rapidona cena sono qui. Posterò appena avrò WiFi.
Sfidare il vento fa parte della tua determinazione, inconsciamente magari ma lo sai perché lo fai : hai una meta! E un pezzo alla volta procedi anche controvento.
RispondiEliminaChissà come sono le scuole dei ragazzini in divisa.. vedo le pecore nere e come un flash mi viene in mente il collo di astrakan del.cappotto di mia nonna lisciato e venerato per il gran valore.. il capanno del contadino è decisamente francescano